Mentre il Premier Valls in Parlamento parla di “possibili attacchi chimici” e auspica “l’archiviazione delle liste dei passeggeri sugli aerei“, torna alla mente la Camera Usa chiusa per “Antrace” nell’Ottobre 2001, dopo l’attacco all’Afghanistan in reazione ai fatti dell’11 Settembre. “Non vogliono consegnarci Bin Laden”, queste le motivazioni di George W. Bush. E giù bombe e morte.
Mentre il presidente Hollande “intensifica” i bombardamenti in Iraq e Siria, l’Assemblea Nazionale prolunga di tre mesi lo “stato di emergenza”, che si avvia ad essere uno Stato di Polizia permanente: “Hollande ha non solamente annunciato un piano politico di reazione contro gli atti di terrorismo, ma anche invocato un preciso adeguamento della Costituzione, atto a far fronte alle nuove, emergenti minacce alla sicurezza nazionale.
La legge francese del 1955 prevede che il decreto con il quale il Consiglio dei Ministri dichiara lo stato di urgenza possa autorizzare le autorità amministrative all’utilizzo di eccezionali poteri di polizia riguardanti la circolazione di persone e di veicoli, il soggiorno di persone, la chiusura di luoghi pubblici, le perquisizioni a domincilio di giorno e di notte, il divieto di riunioni di natura tali da comportare disordini, nonché il sequestro di armi.
L’articolo 11 della legge del 1955 prevede altresì la possibilità di adottare tutte le misure volte ad assicurare il controllo della stampa e delle pubblicazioni di ogni natura come quelle delle emittenti radiofoniche, delle proiezioni cinematografiche e delle rappresentazioni teatrali. Lo stato di urgenza ha la durata di dodici giorni e ogni suo prolungamento deve essere autorizzato per legge dal Parlamento. Hollande è stato chiaro: intende andare oltre, costituzionalizzando lo stato d’urgenza. E introducendolo direttamente nel testo costituzionale del 1958, mira anche rafforzarne il dispositivo.”
Paola Piciacchia Professore aggregato di Diritto pubblico comparato e Diritto parlamentare comparato, Università di Roma, la Sapienza
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