ROMA –
Angeroula Pitsaki è riuscita a far vivere la Grecia, nel cuore di Roma.
Grecia, ormai sia cavia che laboratorio. Grecia, esperimento di una società nuova: oggi, il Paese più europeo del continente.
La rabbia, la disperazione, il dolore, la catarsi di un popolo rassegnato ma combattivo, omologato ma rivoluzionario, indifferente ma generoso e solidale.
Stanco delle illusioni, ma pronto a farsi farfalla verso un nuovo inizio, che comunque arriverà.
Il rebetiko scandisce gli eventi: solo la musica popolare può narrare la realtà. Se nel 1923, si arrivò allo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia, come da Trattato, oggi si selezionano siriani e afgani, scartando gli africani.
Bruciava la bellissima Smirne, eppure poco prima, la vita scorreva in pace e convivenza. Brucia Aleppo, ma brucia pure Atene: ormai i lacrimogeni sono le stelle comete dell’austerità, per niente rare. Tragiche conseguenze di scelte. Le scelte del Potere. Scelte che creano bisogno e bisogni: ora gravi, ora futili. Ma che prima o poi cambieranno le nostre vite, almeno quelle dei più.
Se finiremo per dichiarare guerra alla dittatura finanziaria, sarà proprio perchè molti di noi avranno capito chi sono i nostri veri nemici e che armi usano. Quelli che dettano i Memorandum, con cui collaborano quelli che votiamo, quelli che illudono le persone, mentre le lasciano in trappola. Vite in sospeso, per conto terzi.
Al mercato della carne c’è povertà e “la povertà fa paura“, dice Angeroula. Ecco perchè ti fanno sperare. Ma poi non ti permettono di cambiare. Si può solo attendere, non incidere. Eppure è la tua vita. La nostra vita.
Bastone e carota. Ma ti lasciano lì, almeno la fantasia: prima o poi qualcosa cambierà. Ed è vero. Ma dipenderà COME.
Chi sono? Da dove vengo? Cosa voglio? Dove sto andando?
Senza identità individuale, non potrà mai esserci coscienza collettiva, nè vero cambiamento.
‘Tefteri, il libro dei conti in sospeso‘, adattamento teatrale del libro omonimo di Vinicio Capossela, messo in scena dalla regista ed attrice greca Angeroula Pitsaki al Teatro Palladium di Roma, il 10 e 11 Maggio us., ci ha insegnato proprio questo:
dobbiamo prima ritrovare noi stessi, poi sarà il turno delle nostre vite.
Ed il futuro potremo inventarlo, senza speranza. Ma con la prospettiva concreta di poter cambiare cosa non ci piace, cosa non va, ed essere finalmente artefici del nostro destino. Potremo davvero scegliere, senza vivere di illusioni artificiali inventate e calate dall’alto, affidate peraltro a falsi amici e bislacchi eroi.
Ecco che la “crisi” non sarà più una trasformazione imposta, un adattamento forzato all’ingiustizia, ma una rivoluzione consapevole: l’occasione di inventare insieme un futuro dalle misure umane.
Ed il popolo, non più sospeso, potrà farsi farfalla: proprio quella di Angeroula Pitsaki, volata nel cuore di Roma.
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