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Human bag (Un po’ di sardine per gli affamati)

28 Dicembre 2019 by Ruggero Arenella 2 commenti

Willy

Eravamo ad Atene, per la prima del nostro secondo documentario. Siamo al ristorante con una nostra amica, greca, che ha partecipato alla produzione. Prendo un mix di carne alla griglia, ce ne portano davvero troppa. Odio avanzare la roba nel piatto ma non potevo proprio farcela. “Che facciamo di questa carne?” – “E’ un peccato buttarla” – “Magari ci fanno il ragù” – “No, la buttano.” – “Gli chiediamo se la possiamo portare via?” – “Si, vicino casa mia c’è un posto dove puoi lasciare la roba da mangiare, poi la vengono a prendere e la smistano fra varie mense per i poveri…”

Un paese occidentale con uno degli standard di vita più alti fino a 15 anni fa, dove oggi alcuni esseri umani mangiano quello che una volta davano ai loro cani.

Trickle-down economics. Se sei un brillante attore del mercato banchetti in una tavola imbandita, se non lo sei, raccogli le briciole che cadono.

Troppo ricca la Grecia di questi barbari latini, levantini. Doveva essere disciplinata.

Il giorno prima, nello stesso ristorante, passa un gattino. Uno dei tanti randagi che popolano quella zona. Lo guardo bene, è cieco. Si muove fra le gambe dei passanti sentendo i rumori. Va molto piano. Si avvicina al tavolo e lo guardo bene, ha la faccia devastata. Croste e muco dappertutto. Da buon occidentale sensibile alla sofferenza degli animali lo prendo, gli faccio due coccole, e lo portiamo dal veterinario. Spendo 200 euro fra medicine e ricovero. Il gatto si riprende. Rimarrà cieco ma è sano e salvo adesso. Fa le fusa. Mi sento bene.

“I’ve been down so long, that down don’t worry me”, cantava Ishmon Bracey nel ’28. Quando la tua famiglia raccoglie cotone da generazioni, e si prende frustate da generazioni, prenderti altre frustate non ti spaventa più. Diventa la normalità. Sarà per questo che la visione dei barboni e di situazioni di povertà disumana non mi fa l’effetto di una volta. Ad Atene è pieno, più di 4 anni fa. Sembra sia diventata una cosa strutturale. Sembrano più esperti, più capaci. Ci sono intere famiglie per strada.

Ma sono solo alcune situazioni. La maggior parte dei greci arranca. La classe media che resiste. Come quella italiana, spagnola, francese… Quelli che soffrono non votano più, quelli che arrancano votano, ma non tutti. Quelli che stanno bene votano tutti.

Quelli che arrancano, il residuato post austerità della classe media, sono il bacino più grande. In Italia, c’è chi vota Salvini, c’è chi vota 5 stelle, pochi rimasti del PD, ormai il principale partito di rappresentanza dell’upper class, quel 19% che regge l’1%, quelli che decidono. Quelli che non hanno nessun partito, ma hanno tutti i partiti.

Una settimana prima del “lancio” del movimento delle sardine, Nicola Zingaretti era a Washington, per un incontro con i suoi corrispettivi, Nancy Pelosi, Bill Clinton, gli alti rappresentanti della versione originale del suo partito. Insieme si son ripetuti di come sia importante rafforzare l’alleanza atlantica, e di come si debba fare fronte comune alla minaccia populista. Che in Italia rischia di portare via due regioni “rosse” nelle prossime elezioni regionali nei primi mesi del 2020. Emilia e Toscana non possono finire nelle mani di Salvini, avrà pensato l’internazionale dem qualche tempo fa. Probabilmente Zingaretti è andato in USA soprattutto per questo, e per dare il via a un’operazione pensata probabilmente qualche mese prima, elaborata probabilmente in qualche think-tank neoliberale organico ai dem USA.

Le “sardine” perchè dovevano essere almeno 6000, in una piazza che ne conteneva 5700. Le “sardine” perchè sono i pesci più al fondo della catena alimentare. Costante preda degli squali, e di tutti i pesci più grossi di loro.

Il fatto è che gli squali non sono i Salvini, o gli Orban, ma è la grande finanza neoliberale euratlantica, gli stessi che pagano per quelle opere di ingegneria sociale che partoriscono creature come le ‘Sardine’.

Il fatto è che le sardine nelle piazze non sono veramente sardine. Le sardine nelle piazze sono pesci più grossi delle sardine, sono quei pesci che arrancano, quei pesci che non sanno se votare sempre per lo stesso partito, per lo stesso marchio, o se invece votare per Salvini alle prossime regionali.

Gli spin-doctors dei think-tanks neoliberali sanno il fatto loro. Sanno che i tradizionali elettori del partito erede del PCI si possono convincere parlandogli alla pancia, richiamando inutili valori cosmetici pseudo-progressisti. Ma parlandogli bene. Le sardine sono un brand di grande successo.

Anche se ci sono grandi cervelli che lavorano in queste opere di ingegneria sociale, è facile fare branding quando ti lanciano tutti i più importanti canali mainstream.

Le sardine, quelle vere, non votano. Perchè non hanno alcun potere, possono solo essere mangiate. Se non puoi compiere nessuna azione sei escluso dal processo democratico.

E sei stato così per così tanto tempo, che ormai non ti spaventa più essere così.

Come un gattino cieco fra le strade di Atene. Che continua a cercare di mangiare e sopravvivere, anche se non si rende conto che non sopravviverà a lungo.

Willy è morto durante il ricovero, ha avuto un’improvvisa caduta. Aveva qualcosa nell’intestino. Ma è morto fra le carezze della veterinaria, rimasta in clinica fino alle 10 di domenica sera. Non è morto in strada da solo. Non si poteva fare di più.

Con 200 euro, si è data una morte dignitosa a un gatto ateniese.

Con 4,700 miliardi di euro la BCE ha tentato di salvare la moneta unica dal 2011 al 2019 col ‘Quantitative Easing’. Ci è riuscita, ma con gran parte di quei soldi rimasti nelle mani del ‘mercato primario’, le grandi banche d’investimento. Il prezzo da pagare. Per noi.

Si potevano salvare 23 miliardi di gatti ateniesi con quella cifra.

Il buon cuore delle anime belle non salverà l’occidente.

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Nicoletta dice

    28 Dicembre 2019 alle 11:28

    Il gatto è stato cremato , il suo nome è Niki. Era femmina e alla fine ha vinto. Il suo nome appunto significa Vittoria.
    Quel che Lei ha visto e percepito ad Atene è ben diverso dalla realtà Greca nel suo complesso.
    Sulle questioni italiane non mi posso esprimere perché non vivo più in Italia e dei giornali non mi fido.
    Ma sulla realtà Greca,stia tranquillo mi posso esprimere eccome perché la vivo a 360 gradi e la osservo attentamente.
    Cordiali saluti da Atene.
    PS. Il cibo nella busta è rimasto là intatto per un paio di giorni. Poi qualcuno lo ha buttato.

    Rispondi
    • Ruggero dice

      24 Marzo 2020 alle 22:43

      “Ma sono solo alcune situazioni. La maggior parte dei greci arranca.” Ci sono gli uni e gli altri, e stanno aumentando entrambi.. Su questo sarai d’accordo anche tu Nico 🙂

      Rispondi

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