O anche “UNA MONTAGNA ERA IN TRAVAGLIO E PARTORÌ UN TOPO!” – Luciano
Da Dimitris Kazakis
Il nuovo primo ministro italiano Giuseppe Conte si rivolse martedì 5 giugno al parlamento per la prima volta chiedendo il voto di fiducia per il suo governo al Senato. Le sue dichiarazioni programmatiche furono un déjà vu per noi greci. Un nuovo Tsipras ha assunto il dovere di ingannare i cittadini italiani.
Il governo di Giuseppe Conte ha giurato in fretta e furia mercoledì scorso allo scopo di frenare l’ indignazione popolare e di impedire che la Festa della Repubblica del 2 giugno potesse diventare l’avvio di un rinascimento democratico dell’Italia in cui l’iniziativa passi dalle direzioni di partito alla base popolare.
Così la Festa della Repubblica invece di assumere un carattere di protesta popolare per la violazione della Costituzione, ha messo il solito costume dominicale e si è sfogato con le solite parate di funzionari e di simboli di autorità. Il popolo come una comparsa a sfogarsi agitando bandierine.
L’unità nazionale hanno di nuovo assunto il dovere di esprimerla i soliti sospettati. Coloro che hanno imparato la professione di venderla e comprarla in cambio di uffici e autorità all’insaputa del cittadino.
Il nuovo governo M5S e Lega con Giuseppe Conte in testa ha dimostrato di temere la mobilizzazione popolare, come la teme il regime corrotto che presuntamente voleva rovesciare. Per quel che riguarda il rispetto della Costituzione Ha dimostrato di avere la stessa sensibilità democratica di Mattarella, Berlusconi, Renzi ecc. Cioè nessuna.
Questo era evidente anche dalle dichiarazioni programmatiche del primo ministro Giuseppe Conte. In nessuna parte del discorso c’è stata una allusione al rafforzamento istituzionale della democrazia a favore dei cittadini. Nemmeno una parola. Tutto il discorso non è stato altro che un elenco di desideri.
Giuseppe Conte con le sue dichiarazioni programmatiche non ha assunto nessun tipo di impegni governativi. Ha fatto promesse senza impegnarsi su niente di concreto. Tutti i punti essenziali dell’accordo governativo originale o mancavano, oppure erano rimandati alle calende greche. Si tratta del tipico modello di inganno politico.
Più precisamente, secondo l’ accordo originale il nuovo governo pur non rimettendo in discussione la permanenza dell’Italia nella NATO avrebbe riesaminato l’utilità dei suoi missioni all’estero e avrebbe unilateralmente terminato il regime di sanzioni contro la Russia.
Cosa ha dichiarato G. Conte?; «Intendiamo ribadire la convinta appartenenza del nostro paese alla NATO, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato…. Saremo fautori di una apertura alla Russia… Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa”»
L’oro degli stolti. L’Italia rimarrà legata al carro della NATO e continuerà ad essere trascinata nel quadro dell’ “alleanza privilegiata” con gli Stati Uniti sui fronti di guerra in tutto il mondo per servire gli interessi di Washington.
Per quanto riguarda la Russia, il nuovo govereno sarà adesso “fautore di una apertura alla Russia” Perchè? Ci sarebbe per caso tra Washington e Berlino un solo governo che non fosse “fautore di una apertura alla Russia”? Con le parole nessuno. Mentre sono “fautori ecc” adottano sanzioni sempre più severe.
Quanto alle sanzioni contro la Russia, la loro abolizione è diventata “revisione del sistema di sanzioni”, cioè niente. Quello che promette Conte è, nel migliore dei casi, un sistema di sanzioni più selettivo, il quale potrebbe essere ancora pià aggressivo di quello di oggi.
La posizione del governo Conte predisporrà anche la posizione dell’Italia al vertice della UE giovedì. Allo stesso tempo Conte non sembra preoccupato, neanche nella sua qualità di professore di diritto, dal fatto che secondo il diritto internazionale le sanzioni unilaterali contro uno stato non solo sono illegali, ma costituiscono un esplicito atto di aggressione.
Ma questi sono dettagli per dirigenti politici e primi ministri che inghiottiscono tanto facilmente le alchimie costituzionali di Mattarella invece di incriminarlo in base all’articolo 90. Ovviamente il nuovo governo ha bisogno di Mattarella al suo posto.
Proprio come il governo Tsipras aveva bisogno di Prokopis Pavlopoulos nel 2015 per giustificare gli atti di alto tradimento commessi ai danni del popolo greco. Arrivando al punto estremo di invertire il verdetto del referendum del 5 luglio 2015, quando il NO ai memoranda con 62% fu ignorato e trasformato in SI. Pensate che il governo Tsipras avrebbe potuto farlo, se alla presidenza della Repubblica fosse stata una persona che avesse onorato la Costituzione e la propria funzione? Certo che no.
Forse proprio per questa ragione i soci governativi vogliono Mattarella al suo posto. L’ uomo in questione ha dimostrato di non esitare a calpestare e violare la Costituzione per gli interessi di Berlino e di Bruxelles. Un tale presidente è preziosissimo per un governo che intende tradire tutto quello che ha promesso al popolo italiano durante la campagna elettorale.
A proposito, cosa succede con il debito pubblico? Ecco cosa disse Conte:”(Il debito) pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile; va comunque perseguita la sua riduzione, ma in una prospettiva di crescita economica. La politica fiscale e di spesa pubblica dovrà essere orientata al perseguimento degli obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile”. Si tratta di un’assurdità. Che cosa vuol dire esattamente? Che aumenterà il PIL perchè il rapporto del debito pubblico con il PIL appaia più ridotto?
Si tratta di sciocchezze neoliberali. Non è il PIL che paga il debito pubblico, ma anzitutto il reddito familiare disponibile attraverso il bilancio. Allora il problema non è l’aumento del PIL in generale, nè della ricchezza in generale, ma l’aumento reale del reddito delle famiglie, dei lavoratori, della gran maggioranza delle persone.Vedete dove la politica di restrizione del deficit fiscale ha condotto i risparmi familiari.
Potrebbe il governo applicare una politica di aumento del reddito familiare disponibile reale, allo scopo di aumentare il risparmio, rispettando allo stesso tempo condizioni ed impegni imposti dal Trattato fiscale dell’eurozona? Neanche per sogno.
“(Il debito) pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile” continua Giuseppe Conte “va comunque perseguita la sua riduzione, ma in una prospettiva di crescita economica. La politica fiscale e di spesa pubblica dovra’ essere orientata al perseguimento degli obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile”.
Ecco dunque la fiaba della sostenibilità del debito pubblico. Un debito pagato attraverso tagli drastici di spese, aumenti delle imposte e privatizzazioni non è sostenibile.Molto meno sostenibile è un debito pubblico per il quale lo stato è costretto a ricorrere a nuovi prestiti per poterlo ripagare.
Il grafico sottostante mostra –secondo dati della Banca Centrale Italiana – l’ampiezza del nuovo prestito annuo rispetto alle spese regolari e i redditi regolari delle amministrazioni pubbliche in Italia. Tutto in % del PIL. Il governo ha bisogno di contrarre ogni anno sempre nuovi prestiti all’altezza di più del 30% del PIL. E questo succede perchè ha bisogno di rifinanziare il suo debito pubblico, cioè ripagare i vecchi prestiti con nuovi.
Com’ è possibile che il governo italiano possa ridurre drasticamente il bisigno di nuovi prestiti? Dentro l’eurozona c’è solo un metodo, il taglio drastico di spese e l’imposizione fiscale eccessiva. Naturalmente senza alcun effetto essenziale, visto che il bisogno di nuovi prestiti non può essere ridotto, per quanto grande sia l’avanzo primario.
Se il governo intende seriamente applicare un programma espansivo per l’economia e per i redditi, deve procedere ad un aumento drastico, sia pure a medio termine, del deficit fiscale a favore della società, delle famiglie e delle imprese. Allora come coprire questo deficit fiscale dato il debito pubblico, ma anche la permanenza dell’Italia nell’eurozona?
Principalmente con nuove imposte. Però con le imposte qualunque aumento dei redditi rischia di andare in fumo, un dono inutile per l’economia. Mentre il servizio del debito incomberà sul bilancio ancora più minaccioso, una vera spada di Damocle.
Allora che cosa resta da fare al governo italiano? Sempre lo stesso. Nuovi prestiti in euro, ancora più elevati.
Il problema del debito (pubblico e privato) non è semplicemente il principale prodotto della gestione deficitaria dello stato. È il risultato di un modello di sviluppo totalmente parasitico, la cui forza motrice non è il reddito e il risparmio della popolazione, ma l’espansione creditizia.
Un’espansione creditizia che dentro l’eurozona ha assunto dimensioni mostruose. Di conseguenza in Italia un totale di prestiti di più del 170% del PIL sta cercando di finanziare uno dei più bassi livelli di investimenti nella storia del paese, che si muove appena circa il 17% del PIL.
Ciò nonostante Conte e il suo governo non ne dicono nulla. Semplicemente ripetono i ben noti giuramenti di fede in questo modello, istituziolalizzato dall’ «Εuropa» dell’ eurozona.
«In Europa verranno portati con forza questi temi per un adeguamento della sua governance, un adeguamento già al centro della riflessione e della discussione di tutti i paesi membri dell’Unione” In altre parole aspettate il secondo avvento. Il Trattato fiscale soggetto di negoziati per «cambiare la governance dell’Europa». E chi sopravvive a questi negoziati potrà vantarsene.
«Siamo moderatamente ottimisti sul risultato di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale, perché siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi dell’Italia, in questa fase della costruzione europea, vengono a coincidere con gli interessi generali dell’Europa e con l’obiettivo di prevenire un suo eventuale declino» E Conte aggiunse: “L’Europa è la nostra casa.”.
Non mi dite che noi greci sentiamo questi argomenti per la prima volta. Una copia, quasi parola per parola, di quanto diceva il nostro Tsipras all’inizio della sua governance, quando prometteva di risolvere il problema della Grecia con dei negiziati. Quando prometteva di poter assolutamente convincere Bruxelles e Berlino. Perchè? Perchè presuntamente gli interessi della Grecia “coincidevano con gli iteressi dell’Europa”!
Dunque in Italia assume i suoi incarichi un governo analogo a quello di Tsipras del 2015. Qual è l’obiettivo di un tale governo? Peggiorare lo stato dei cittadini italiani, come ha fatto il governo «antimemorandum» di Tsipras per i greci.
La sua missione fondamentale è quella di uccidere la speranza nel cuore e nella mente degli italiani, esattamente come ha fatto il governo SYRIZA-ANEL in Grecia. Convincere i cittadini italiani che niente è fattibile oltre a quello imposto da Bruxelles e Berlino.
Vedremo se gli italiani se la berranno come i greci, se saranno disposti a farsi ingannare da coloro di cui si sono fidati come diversi, oppure passeranno presto alla costruzione di un largo movimento popolare con chiari obiettivi politici per essere in grado di affrontare i leader che li avranno traditi.
Ad ogni modo gli italiani, contrariamente ai greci, non sembrano aggrapparsi a etichette di destra o sinistra. Dunque sono capaci di fare il salto politico. A condizione che lo facciano prima che sia troppo tardi per il loro paese.
Dimitris Kazakis è Presidente di EPAM (Fronte Popolare Unito), Grecia.
[…] TROPPO RUMORE PER NULLA: UN GOVERNO TSIPRAS IN ITALIA sembra essere il primo su Vox […]