PERCHE’ UNA SOCIETA’ ISTRUITA NON RIESCE AD IMMAGINARE IL PROPRIO DOMANI?
Il prossimo 20 Marzo si celebrerà la “Giornata Mondiale della Felicità“.
Ricorrenza annuale: ormai, ogni giorno ha la sua liturgia istituzionale programmata.
Per quella stessa data, il calendario di Frate Indovino ci ricorda Sant’ Archippo di Colossi, seguace di San Paolo. Una storia, due manciate di secoli fa.
I Tempi cambiano, il marketing resta. E tiene sempre il passo giusto: cosa c’è di più importante della felicità? In fondo, è il vero miracolo della vita. Forse l’unico.
Nella classifica 2016, l’Italia è al 50° posto nel mondo dietro Nicaragua e Uzbekistan. Causa principale? La diseguaglianza: “Più cresce, più aumenta l’infelicità” .
Secondo Oxfam Italia, l’1% più ricco degli italiani possiede il 25% della ricchezza nazionale. Quindi, andando per logica, sarebbero loro i più felici!
“Il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani“. Mentre 9 milioni sono a rischio povertà: sarebbero loro i più infelici.
Forse anche per questo non riusciamo a vedere il Domani?
Eppure c’avevano raccontato tutt’altra storia, molto più allettante, proprio un bel sogno: il tuo Successo, la tua felicità, avrebbero dovuto essere a portata di mano. Questione di tempo.
“Chiunque può diventare ricco. Attenzione, non tutti: Qualcuno. E’ impossibile perdere quando tutti aspirano ad essere quel Qualcuno”.
In questa semplice battuta, magicamente impressa nel grande film cileno “NO – I giorni dell’Arcobaleno” (1), c’è il racconto dei nostri ultimi trenta anni: c’è il trapasso dalla dignità del lavoro all’abisso della precarietà. Dal bisogno dimenticato, o mai vissuto, al bisogno ritrovato.
All’improvviso, ci siamo risvegliati più poveri e meno liberi. Se non si è quel Qualcuno.
Hanno fabbricato i nostri desideri, e ci hanno disperso nella società liquida, mentre quel Qualcuno era ben ancorato alla realtà e alla propria consapevolezza di sè. E si arricchiva di finanze e di potere.
Urge un messaggio ai giovani:“Voi potete aiutare le vite di molte persone nel mondo. Se sarete in grado di infondere i vostri valori nel lavoro per aziende che servono al bene pubblico, allora riuscirete a creare un mondo migliore rispetto a quello che avete trovato”. I profitti di aziende multinazionali sono ormai “bene pubblico”, parola dell’ amministrazione delegato Tim Cook, Ceo di Apple che, coi suoi pari, detta la linea.(2)
La mano invisibile delle forze di mercato, ossia l’interesse personale, guida l’economia sulla strada dell’efficienza collettiva.(3)
E’ questo il “mondo migliore” di quel Qualcuno: potrà mai essere realmente il nostro, quello dei più? Che uno studente australiano, un insegnante parigino, una commessa di Rotterdam, un elettricista di Amburgo ed un operaio di Melfi abbiano gli stessi concreti interessi di un rampollo della dinastia Rockefeller, del Ceo di Apple, di quello di Goldman Sachs o di un Flavio Briatore qualsiasi?
Cos’è bene e cos’è male? Cos’è Giusto o sbagliato? E’ apparenza o realtà? Secondo Nelson Mandela “l’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”. La Storia ci dice che quel Qualcuno l’ha sempre compreso, molto, ma molto prima di Madiba.
Nel 2010, il 79% degli europei di età compresa tra 20 e 24 anni era in possesso di un diploma di scuola superiore (Eurostat). E’ laureato il 37,9% dei giovani fra i 30 e i 34 anni (2015) (4) Dunque non sogniamo soltanto, studiamo.
Per il filosofo e sociologo francese Edgar Morin, “scuola e università continuano a preparare specialisti disciplinari, mentre l’evoluzione della società e della scienza richiede la capacità di affrontare e comprendere problemi di natura globale e trasversale. ”(5)
Tradotto: da generazioni, studenti su studenti si nutrono di cultura settoriale, ferratissimi nel proprio ramo, ma in difficoltà nell’elaborare una visione complessiva. Una visione politica.
Letterati che pochissimo sanno di economia, ingegneri che non hanno mai letto di filosofia o di storia, se non didascaliche nozioni. Eppure ogni scienza ha implicazioni sociali.
“L’indebolimento della percezione globale della realtà attenua il senso della responsabilità, in quanto ognuno tende a rispondere solo del suo compito parcellizzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città e i propri concittadini” (6).
Ma che importa quando sei pronto finalmente alla carriera, alla dura lotta nella giungla quotidiana?
Nell’era della tecnica e della tecnologia, dove il business globale move il sole e l’altre stelle, siamo gestiti ed amministrati da ingegneri informatici e commercialisti (più che da veri economisti).
Il buon senso, la logica, la giusta misura: la realtà. Incredibile quanto essa venga sconvolta o capovolta da impalcature culturali artificiali, calate dall’alto e tecnicamente amministrate. Che poi diventano Sapere, senso comune.
Ancora Morin: “C’è un deficit democratico crescente dovuto all’appropriazione da parte degli esperti, degli specialisti, dei tecnici, di un numero crescente di problemi vitali. Il Sapere è divenuto sempre più accessibile ai soli specialisti, la cui competenza in un dominio chiuso si accompagna a un’incompetenza quando questo campo è parassitato da influenze esterne o modificato da un evento nuovo”. (7)
L’uomo è un essere sociale, un essere politico (8), perchè tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società, eppure Qualcuno lo vuole apolitico. Forse perchè la Politica è l’arte di governare proprio questa società, e ciò deve essere riservato a pochi, a Qualcuno. Magari un tecnico, dei tecnici, per conto di banche e multinazionali. Certo, persone competenti, persone non elette da nessuno.
Sentenzia Edgar Morin: “In tali condizioni, il cittadino perde il diritto alla conoscenza. Ha il diritto di acquisire un Sapere specializzato compiendo studi ad hoc, ma è spossessato in quanto cittadino di ogni punto di vista inglobante e pertinente. Più la Politica diventa tecnica, più la competenza democratica regredisce”. (9)
Sarà per questo che ci fanno aspirare ad una vita di trionfi a dispetto degli altri, e allo stesso tempo ci formano ad una visione specialistica, e quindi parziale della realtà e delle scienze?
Ci hanno plasmato all’interesse individuale rispetto ad ogni sorta di responsabilità sociale; coltivato e conformato ognuno nel proprio campo; allattato a competenza e competizione. La vera sfida, è fra noi stessi e gli altri.
Se saremo fedeli a chi ci ha forgiato, avremo meritato il Successo. Quindi, ognuno di noi potrà essere quel Qualcuno?
Nel frattempo, soltanto quel Qualcuno vuol detenere un’idea precisa di società e della Polìs globale: così da poter attuarla a piacimento, indisturbato. Solo così, tutti gli altri saranno concretamente liberi: di diventare poveri.
E fin qui, ha avuto ragione Quell’ 1%, che è più ricco del 99% del mondo. Dove 62 miliardari hanno più soldi di 4 miliardi di persone (10) .
Proprio così: “è impossibile perdere quando tutti aspirano ad essere quel Qualcuno”. Pure se pensiamo che le scelte politiche di fondo della società siano dettate dai principi dell’astrofisica, dell’ingegneria o della termodinamica.
Manca ancora un po’ di tempo, per riflettere e far due conti. Comunque vada, per l’ennesimo anno, anche il popolo italiano vedrà classificata la propria fetta di felicità programmata.
Il prossimo 20 Marzo, festeggerà veramente: Sant’Archippo di Colossi? Non proprio. Nell’epoca dell’eterno presente, il miracolo è che lui sia ancora là, sulla parete, due manciate di secoli dopo. Accanto, una data memorabile: il giorno della felicità criminale di Qualcuno, a danno dei più.
– Foto: “Corriere Adriatico”, 11 Febbraio 2017
- “NO – I giorni dell’Arcobaleno” Regia di Pablo Larraìn, 2012 – basato sull’opera teatrale El Plebiscito di Antonio Skàrm
(2) Discorso pubblico inaugurazione Anno Accademico 2015/2016 Università Bocconi, Milano – http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/11/10/news/apple_tim_cook_alla_bocconi_innovare_rispettando_l_ambiente_-127031333/?refresh_ce
(3) Joseph E. Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia (2001), “La globalizzazione e i suoi oppositori”, Einaudi 2002
(4) Dati Eurostat, 2015
(5) Edgar Morin, “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina, Milano 2000
(6)Ibidem
(7) Ibidem
(8) Aristotele, Politica I, 2, 1252b -1253b
(9) Edgar Morin, “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina, Milano 2000
(10) Dati Oxfam, 2016
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paolo dice
Bravissimo Jacopo come sempre! la situazione generale si inasprisce e nonostante il crescente martellare di sciocchezze o inesattezze o falsità, il popolo ,troppo lentamente inizia a vedere pezzo per pezzo la verità che li riguarda. è sempre più una lotta a viso aperto,stanno cercando di blindare l ‘informazione e poter cosi rendere il popolo complice passivo o addirittura attivo contro se stesso.Serve serrare i tempi ed unire le forze dei vari movimenti, contrastare e condannare i media che disinformano , disobbedire (per accelerare i tempi ,leggi di “pagare gratis” dell avv. Marco Della Luna)…senza rivolta non c’è speranza .Senza sostiuire gli elementi al parlamento e senato ,purtroppo continuiamo a vedere devastato il nostro paese e popolo,senza che ci sia un limite…è ora di attuare la costituzione , come manifestato d Paolo Maddalena e c .e quando è il momento muoversi tutti insieme…..
Jacopo Brogi dice
“Stanno cercando di blindare l’ informazione e poter cosi rendere il popolo complice passivo o addirittura attivo contro se stesso”. Non ci sono parole più vere. Grande Paolo! Grazie e avanti tutta!