ATENE
“W l’Italia!”, urla a pugno alzato mentre si allontana fra la folla. Mi ha detto di essere turco d’Anatolia, classe 1960, ma che oggi avrebbe voluto essere siriano per poter raggiungere la famiglia in Germania. Vive di espedienti in una parallela di Ermou, la via dello shopping.
E’ bastato deragliare di pochi metri dal corso per imbattersi in cimiteri di saracinesche rugginose: scheletri ferrosi ossidati dal tempo, giovani cancellate comparse prematuramente. Colori e sfumature ti danno l’età della dipartita. Si serra con la stessa facilità con la quale si elimina una cartella digitale dal pc. Si può anche aprire bottega, ma il rischio è vedersi gettati nel pattume dopo pochi mesi. E’ il mercato libero: franchising, discount, grandi marchi, bazar h24 gestiti da stranieri, pallide bancarelle locali: pochi grandi squali e una miriade di innocue triglie; troppa offerta per la flebile domanda low cost. Tutto secondo le regole: macinano le onde solo i grandi pescherecci. Chi tenta dalla riva, prova a sopravvivere: lancia giorno e notte senza riuscire a scorgere l’orizzonte, se non tanta foschia. E’ dura davvero.
Ormai da anni, l’appartamento di Aykan è una galleria di esercizi commerciali falliti; il coinquilino con cui spartisce la scalinata è un greco tozzo e barbuto assopito da ore. La zona notte è un modesto spazio accanto ad un’ex lavanderia a gettoni. Gli ho offerto un caffè e lui, la sua storia. Ha un fare distinto e un abbigliamento decoroso, mentre cammina sembra un passante qualsiasi che torna dall’ufficio. Eppure si veste e si rifocilla grazie ai cassonetti della zona. Nei dintorni dell’Hotel Chic trova sempre cibo di “buona qualità”. Detto questo, ha iniziato a rovistare nell’immondizia, addentando quasi al volo una pita piuttosto integra, dopo una spolveratina di maniera: “Questa è la mia mensa, vedi l’albergo là di fronte? E’ un quattro stelle, posso anche io mangiare roba da ricchi”. E’ pungente ironia, ma neanche tanto. “Meglio se resto invisibile” – è clandestino – “presto la Signora Merkel mi darà ciò che mi spetta”.
Human Rights Watch (HRW) è l’organizzazione non governativa che critica aspramente il governo greco per le sue retate fra i senzatetto (Greece: Police Abusing Marginalized People –1): 42.454 persone fermate solo nel 2014, con l’1,5% di arresti definitivi. Tsipras ha interrotto l’operazione Teseo introdotta a suo tempo da Samaras, ma non quella cosmetica nei quartieri bene della capitale. Rischia anche il nostro amico Aykan? Una banconota da venti ed un abbraccio, ci siamo salutati così mentre con occhi lucidi declama simpatia per un Paese che tantissimi greci considerano gemello. “Una faccia, una razza”. Italiani e greci. La Storia conta, sempre.
Siriani, Afgani e iracheni vengono presi, selezionati dal Nord. Gli altri scartati e gettati nei centri temporanei. Non si sa per quanto. Anche Chio e Lesbo si ritrovano ad essere porto verso l’Eden Europa. Secondo l’Agenzia europea Frontex, nel 2015 oltre 540mila migranti sono arrivati nelle isole greche. “Il mare adesso è calmo: almeno 10/15 imbarcazioni al giorno“. Anche Thea, norvegese, è fra quei valorosi rabdomanti che ogni notte brancolano nel buio agitando pallide torce, certi che illuminare vite disperate sarà questione di minuti. Avrebbe tanto da dire, ma si commuove. Giovani donne, bambini, alcuni appena nati, altri che non ce l’hanno fatta ad attraversare l’inferno blu. E’ il mercato libero degli esseri umani. Capitali e merci non hanno limiti.
E le persone? Alla perenne ricerca del libero transito: tanti pensano di essere già alla meta, ma purtroppo sarà soltanto la prima Stazione di un lungo calvario. Mentre l’umanità e la solidarietà degli isolani evitano il disastro umanitario, le Ong si tuffano nel mare dei fondi e dei contributi.
Dall’alto sembra vegliare soddisfatto uno dei nostri padri fondatori, il conte Richard Nikolaus Kalergi, colui che immaginava così gli “Stati Uniti d’Europa” nel suo libro “Praktischer Idealismus” (1925): “la razza del futuro, negroide-euroasiatica, simile in aspetto a quella dell’Egitto antico, rimpiazzerà le molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità.” (2)”.
Un Uomo nuovo, ideale per le èlite al potere, plasmato da una società – mosaico, fondata sul disorientamento culturale ed identitario. Una società complessa certo, ma non per l’esercizio del dominio e del controllo sociale. L’ex Presidente del Consiglio italiano e Ministro degli Esteri Massimo D’Alema è stato chiaro: “L’Europa nei prossimi quindici anni avrà bisogno di almeno 30 milioni di immigrati (3)“.
Numerosi politici ed intellettuali, già parlano delle comunità locali come di luoghi a cittadinanza mobile. In fondo, non facciamo più figli e i giovani se ne scappano via. E’ l’Alba di una Società nuova?
Sicuramente un immenso laboratorio, dove alchimie indicibili stanno forse rendendo fisiologico, naturale ed inevitabile, ciò che è invece volontà umana. Solo Potere. Intanto, ogni due anni viene assegnato il premio Kalergi alla personalità europea che meglio è riuscita a realizzarne gli ideali : nel 2010 è stato il turno di Angela Merkel (4 – personaggio dell’anno 2015 per la rivista americana Time), poi Herman Van Rompuy (2012) e Jean Claude Juncker (2014), l’attuale presidente della Commissione Ue.
Secondo l’illustre sociologo Zygmunt Bauman “il diffondersi della modernizzazione del pianeta è inconcepibile senza il movimento di una vasta quantità di individui”. Quindi, a suo dire, l’emigrazione per bisogno di milioni e milioni di persone sarebbe un segno e un catalizzatore di modernità. E se invece fosse l’anticamera di un qualcosa fra le condizioni umane più antiche?
La Storia umana lo definisce sfruttamento.
E ciò potrà mai creare condizioni di progresso umano e sociale? Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) in uno studio reso noto il 20 Gennaio 2016 (The Refugee Surge in Europe: Economic Challenges) stima che i rifugiati in Europa faranno crescere l’economia dei Paesi coinvolti; ecco perché si concede temporanea flessibilità di bilancio, cioè spesa pubblica mirata (mentre si negano servizi sociali ai nativi, per esempio l’assistenza sanitaria pubblica ai greci che hanno perso il lavoro) ad attutire l’impatto di fenomeni migratori epocali. Il direttore Christine Lagarde ritiene che l’immigrazione possa portare “benefici economici per i Paesi europei, se saranno in grado di sviluppare rapidamente una strategia per l’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro nazionale” (5).
Per il Fmi, “più importante di tutto, è che ai rifugiati venga consentito di cominciare a lavorare il più presto possibile, anche con l’introduzione di sussidi a favore dei datori di lavoro, per evitare che cadano nella trappola dell’inattività e che la loro occupazione sia impedita dall’applicazione di salari troppo alti in relazione alla loro produttività”. (6)
Per Karl Marx, l’immigrazione è uno strumento del Capitale che serve a rimpolpare l’esercito di riserva dei disoccupati, ad abbattere il costo del lavoro fra gli occupati e a mettere in competizione i salariati, con un fisiologico abbassamento culturale generale, che rafforza inevitabilmente il Capitale.
Si mettono in viaggio consegnando la loro vita ai trafficanti di esseri umani, la manovalanza, il primo anello della filiera.
Quale futuro avranno i disperati che arrivano dai confini dell’ est o che sbarcano ora per ora nelle isolette dell’Egeo, sognando una vita migliore? Ironia della sorte, arriva anche l’inappellabile sentenza di HRW: “Le persone che arrivano sulle isole di Lesbo, Chio e Samo, nell’Egeo del nord, solitamente vengono detenute in centri di controllo circondati da filo spinato per una settimana o meno, fino a che le autorità sono in grado di identificarle, registrarle, e prenderne le impronte digitali. Dati il sovraffollamento cronico, le precarie condizioni igieniche, e l’insufficienza di cibo e cure mediche, le condizioni in tali strutture risultano ben al di sotto degli standard nazionali ed internazionali, e potrebbero equivalere a trattamento inumano e degradante”. (7)
Strano ma vero, il principale finanziatore di Human Rights Watch è George Soros, multimiliardario americano membro influentissimo dell’èlite globalista, sponsor allo stesso tempo di Barack Obama, del movimento di protesta Occupy Wall Street (8) (nato per denunciare le nefandezze del sistema finanziario), e anche del nuovo corso greco targato Syriza. Un pò di tempo fa, sarebbe stato lui a foraggiare l’american trip di Tsipras e compagni per le stanze che contano, come riporta il magazine finanziario tedesco Wirtschafts-Woche. (9) A quanto pare è proprio un’anima pia, il filantropo Soros: ha messo a disposizione fondi e creato centri di solidarietà per aiutare i greci colpiti dalla crisi (10) . Così come alcuni armatori ellenici che riforniscono di viveri scuole pubbliche rimaste senza un soldo e dove i bambini, non di rado, svengono dalla fame. Capitalisti generosi, ma disinteressati?
E anche l’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis, deve al grande finanziere la propria onorata e fulminea carriera. “Era uno sconosciuto prima della crisi“, racconta lapidario l’economista Dimitris Kazakis: “Il 26 di Gennaio 2015, il giorno dopo la vittoria di Syriza, Varoufakis è volato a Londra e ha incontrato un centinaio di finanzieri internazionali. Secondo Bloomberg, li ha rassicurati sul fatto che non avrebbero dovuto temere il nuovo governo. Niente sarebbe successo ai debiti (cioè ai loro crediti, ndr): non sarebbero stati tagliati, né sarebbe cambiata la loro struttura o la logica degli accordi presi. Avanti con le misure neoliberiste dell’eurozona che creano povertà e distruggono popoli. Perciò, da quel momento in poi, il futuro della Grecia era scritto “. (11)
Non a caso, Varoufakis è uomo di fiducia di George Soros e membro del suo think thank INET (12).
Nel 2009, a pochi mesi dal botto della Lehman Brother, tramite il Fmi, gli Usa piombano ufficialmente negli affari della Unione Europea, dopo averla a suo tempo concepita. “La troika (Bce, Commissione Ue, Fmi, ndr) non esisteva prima che la Grecia chiedesse aiuto finanziario alla Ue: è una invenzione americana che ha consentito l’istallazione di un meccanismo di gestione dei fallimenti statali nel cuore d’Europa”, dice ancora Kazakis. Ovviamente, niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la costruzione e l’adozione dell’Euro, anch’esso creatura dello Zio Sam.
Da queste parti, la triade composta da Fmi, Commissione Ue e Bce ha imposto e continuerà ad imporre licenziamenti, tasse, tagli salariali, privatizzazioni, disoccupazione di massa e precarietà strutturale. Tutto sta in quella parola terrificante che ogni greco pronuncia mescolando rabbia e paura: “Memorandum”. E siamo già al terzo.
Il 5 Luglio 2015, il Popolo urlò “NO!”. Qualche giorno prima era arrivato il plateale appoggio del Fmi a Tsipras: fu reso pubblico lo studio sull’insostenibilità del Debito greco nel bel mezzo della campagna referendaria, prontamente ripreso dallo stesso Primo ministro nel discorso alla nazione successivo alla vittoria, trasformata deliberatamente in una tragedia con la firma dell’ ennesimo accordo di austerità. Il peggiore.
E’ ancora la troika che di fatto guida il Paese: è questo il vero esito del voto.
“La Grecia è disposta a discutere di riforma delle previdenziale col Fmi qualora ottenesse rassicurazioni in merito al taglio del proprio debito”, così il ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos, pochi giorni fa. Eppure gli anziani tengono a galla gran parte della società: una famiglia su due dipende da una pensione. Un patto generazionale non scritto fra esperienza ed energia: giovani e meno giovani si sorreggono a vicenda nel fragile equilibrio della quotidianità. Sospesi sullo strapiombo, avanzano a passi incerti sulla fune della precarietà non scorgendo approdo. Basterebbe anche solo il prossimo esile soffio di vento, l’ennesimo taglio, per cadere giù. Nel burrone della povertà.
Nel 2010, la pensione media mensile era 1.480 euro. Secondo un recente studio, “tra il 2010 e il 2013 in due diversi interventi è stata aumentata l’età pensionabile a 67 anni sia per gli uomini che per le donne. Gli anni di contributi minimi sono stati alzati a 40, e il calcolo dei coefficienti cambiato, passando al sistema contributivo, così che ora il tasso di sostituzione rispetto all’ultimo salario è passato dal 96% al 54%. Inoltre il taglio di tredicesima e 14esima per i due terzi dei pensionati ha provocato un taglio del 14% degli emolumenti, divenuto il 40% per gli importi più elevati. Così ora la pensione media è di 833 Euro”. (13)
Tsipras ha presentato ad inizio anno il suo piano: decurtazioni agli assegni futuri (dal 2016) che andranno dal 15 al 30%; 2300 euro come tetto massimo, e 384 euro al mese per quello minimo. Nient’altro che l’ennesima tappa per ottenere gli 86 miliardi di euro, che finiranno a banche private e creditori istituzionali (altri Stati Ue – compartecipanti al Esm [Meccanismo europeo di stabilità, fondo modello Fmi], secondo il piano concertato fra Banca Centrale Europea, Commissione Ue e Fondo Monetario Internazionale). E al popolo? Il Memoradum!
Dimitris ha sei figli. E’ titolare di una Cantina – uno dei tipici punti ristoro ellenici, una sorta di trattoria seminomade – dove si mangia da dio. Siamo in un’area dismessa, davanti a noi il molo delle navi da crociera. E’ qui, che con la famiglia accoglie i clienti. Fra un po’ dovrà certamente abbandonare l’attività e stracciare la licenza contratta col Comune, per poi reinventarsi una nuova vita a 52 anni: “I cinesi si prenderanno il Pireo, la porta marittima d’Europa, sta scritto nel Memorandum. Quello di Tsipras. Addirittura lo Stato si ritroverà in affitto su suolo cinese, qui vicino ha sede il Ministero della Marina Mercantile“. (14)
Il destino dell’intero Occidente e della nostra cultura forse sarebbe cambiato per sempre, se Temistocle e Euribiade, nonostante la sproporzione di forze in campo, non avessero sconfitto l’Impero persiano nella battaglia di Salamina conducendo i greci alla vittoria, proprio qui, davanti alla costa del porto.
Era il 20 Settembre del 480 a.C. Dopo oltre 2500 anni, un altro Impero ha conquistato ciò che Temistocle aveva costruito: senza armi, senza scontri sanguinosi. C’era una volta quando si scatenavano eserciti. Oggi si impongono tecnocrati. Finanza libera, Moneta e Debito. E’ la guerra contro i popoli d’Europa. “Sarà una svendita”, denuncia Dimitris: “L’azienda di Stato cinese Cosco si prenderà tutto per qualche centinaio di milioni, quando molti esperti assicurano che il valore effettivo dell’intera baracca sarebbe di almeno 4 miliardi di euro”.
“Tsipras dà l’ok alla privatizzazione del Pireo, a Cosco il 67% del porto ateniese (per una cifra di 368,5 milioni di euro, ndr)”, titola Cinaforum.net il 21 Gennaio 2016. “L’intera operazione – prezzo d’acquisto, investimenti successivi e altri fattori – è valutata in 1,5 miliardi di dollari. L’accordo rappresenta solo il primo tassello di massicce privatizzazioni nel settore dei trasporti e delle infrastrutture nell’ambito delle quali sono in programma, nei prossimi mesi, la concessione del centro di trasporto merci di Thriasio (nell’Attica occidentale), la privatizzazione del porto di Salonicco e l’ammodernamento e la privatizzazione di parte dell’infrastruttura ferroviaria greca” (15).
Adesso capiamo meglio le concilianti dichiarazioni pubbliche del Primo ministro cinese Li Keqiang durante i giorni caldi dell’estate 2015: “Vorremmo vedere la Grecia restare nella zona euro e incoraggiamo i creditori internazionali a raggiungere un accordo” (Pechino, 30.06).
“Speriamo di non dover essere costretti a svendere pure il Partenone”, si congeda Dimitris con amaro sarcasmo. In effetti, lo chiese ufficialmente già nel 2011 il partito dei “Veri Finlandesi” (dal 2015 al governo), a garanzia di eventuali ulteriori aiuti. Al posto della sua Cantina magari troveremo presto un ristorante a lanterne rosse tra involtini primavera, nuvole di drago e noodles di soia o di riso, con vista sul golfo Saronico, proprio a due passi dalla tomba di Temistocle.
Lo Stato per adesso mantiene il 51% dell’azienda energetica Admie. “La privatizzazione del restante 49% dovrebbe garantire un nuovo miliardo di euro dal FMI a gennaio (2016, ndr). Inoltre, si è concesso il rilascio di “prestiti non-performanti” agli investitori internazionali, da parte delle banche greche.” (16).
“L’European Stability Mechanism (Esm) ha deciso l’esborso di 2,71 miliardi alla Grecia per ricapitalizzare la Banca nazionale ellenica- scrive il Sole24Ore -. La somma sarà detratta dai fondi per coprire la risoluzione e la ricapitalizzazione degli istituti greci. «Con questa operazione le quattro banche sistemiche della Grecia dovrebbero essere ora in grado di stare in piedi da sole, un contributo importante del settore privato (in particolare fondi americani) ha aiutato a rafforzare la stabilità del sistema bancario ellenico» ha indicato il direttore generale dell’Esm Klaus Regling” (17). Ossia, altri squali si stanno per pappare a saldo le principali banche del Paese.
Le multinazionali non dormono mai. Da tempo è disponibile il catalogo per lo shopping, sembra quello Postal Market. E’ il sito web dell’Agenzia ellenica per le privatizzazioni, date un’occhiata: www.hradf.com . L’ha fatto pure il gestore aeroportuale tedesco Fraport: per 1,2 miliardi di euro otterrà la locazione e la gestione di 14 aeroporti regionali, collocati anche in varie isole ad alto afflusso turistico.
“Adottando l’euro, nessuno Stato può più promuovere politiche sociali, avendo perso la propria indipendenza nelle scelte di politica economica e quindi la propria indipendenza nazionale. Grazie all’euro impongono Memorandum, grazie all’euro sono riusciti a fare popoli schiavi, a svendere beni e ricchezze pubbliche a pochissimi soggetti. Lo dobbiamo capire: finchè l’euro è una moneta di questo tipo, e finchè l’eurozona è questo meccanismo di immiserimento e sottomissione al Capitale privato, deve cessare di esistere. Bisogna creare qualcos’altro che metterà i bisogni dei popoli in prima fila. In Grecia, in Italia, in Spagna, Portogallo e anche in altri paesi”. E’ molto chiaro e netto Leonidas Papadopoulos, del movimento “Non pago”, mentre partecipa al presidio di Lavrio.
Ogni mercoledì, su e giù per il Paese si mettono all’asta anche gli immobili di quella classe media che non può più permettersi il mutuo o che deve fare i conti con le tasse arretrate. Perdere la prima casa, è una possibilità concreta e ormai frequente. Nonostante le vane promesse di Syriza, anche dopo gli ultimi interventi legislativi post referendum, solo circa il 20% di proprietari di immobili potranno veramente considerarsi al riparo a casa propria in caso di difficoltà economiche.
“Conosco molte persone con figli che non sanno come mangiare, perchè non hanno un impiego. E anche io non ho lavoro, come potrò mai pagare i miei debiti? Vado a cercarlo ogni giorno… ma niente. Allora mi arrangio e chiedo in giro: posso fare qualcosa? E prendo qualsiasi cosa.. 10 euro, 5 euro, 3 euro, qualsiasi cosa. Io posso fare qualsiasi cosa… ma non ci sono soldi, non circola denaro, non c’è lavoro, cosa posso fare, dimmi..!“, mi urla disperato Kosmas. Siamo dalle parti di piazza Syntagma, ossia piazza Costituzione che in verità prevede garantita al popolo “la piena occupazione” (art.22).
E invece il governo della troika fabbrica disoccupazione al 24,5%, quella giovanile al 48,6%, una paga oraria di livello cinese che può anche essere di 2,50 euro (dati ad Ottobre 2015).
Anche a questo serve l’austerità imposta: creare un enorme esercito di riserva di disoccupati o di sottoccupati, tanto da abbattere il costo del lavoro e consentire lo sfruttamento legalizzato, plasmando con l’occasione un mercato del lavoro polverizzato, regolato e strutturato in modo che il livello di retribuzione tenda sempre verso il basso. L’esclusione politica e sociale delle fasce popolari è di fatto resa sistematica. La competizione locale e globale fra salariati, invece troverà sempre nuova linfa e nuovo sfruttamento.
Nikos ha gli occhi lucidi, ma voce ferma: “Durante l’occupazione tedesca, il 23 Luglio 1944, collaborazionisti greci, assieme ai tedeschi delle SS e della Gestapo, iniziarono ad attaccare il quartiere, dove la Resistenza era molto forte. Era mattina presto, la battaglia fu terribile e pian piano le forze partigiane combattendo, arretravano. Dieci ragazzi fra i 16 e i 17 anni si sono trovati isolati, circondati dalle forze fasciste e naziste, proprio in questa casa di via Bisaniu. I tedeschi gli hanno chiesto di deporre le armi e di arrendersi. Quei giovani hanno sempre risposto “No” e hanno combattuto fino a cadere uno dopo l’altro.Gli ultimi hanno lasciato l’ultimo proiettile per loro stessi. Questi esempi di sacrificio, si sono verificati in tutti i rioni di Atene e del Pireo, luoghi pieni di sangue dei combattenti contro l’occupazione tedesca. Nell’Ottobre 1944, i tedeschi sono stati mandati via: la Resistenza ha liberato da sola la Patria, non ha avuto bisogno ne di carri armati americani o russi per liberarci dai nazisti e dai fascisti di Mussolini. Non ha nessuna giustificazione l’intervento degli inglesi, che sono arrivati successivamente, quando i tedeschi erano già via, a prendersi premi e onori che non gli spettavano. Gli inglesi non sono venuti per liberare la Grecia, ma sono venuti per attuare una nuova occupazione della Grecia“.
Nel quartiere di Kallithea, ancora oggi la Resistenza non si è mai spenta: gruppi di cittadini organizzati, un “collettivo” combatte quotidianamente la propria battaglia contro l’occupazione odierna, quella economico finanziaria. La crisi è in realtà una guerra economica e le sue vittime più malridotte hanno bisogno di vestiti, di un pasto caldo; ma la maggior parte perora galleggia e avrebbe più che mai bisogno di capire, di decifrare la realtà, che i media distorcono e manipolano minuto per minuto. Fabbricando ignoranza ed inconsapevolezza. Conoscere la realtà, per provare a cambiarla. Per non finire giù, nel burrone della povertà.
“Resistiamo, ma adesso ci sentiamo sconfitti. Hanno tradito il popolo greco e le sue speranze di cambiamento“. Nikos, adesso ha la voce stanca. Ana non vuol parlare, la sua delusione dice tutto. Il vero esito del Referendum è una ferita apertissima ed in realtà non ancora decifrata fino in fondo nei suoi effetti pratici. Manipolare e stravolgere un’emozione, una partecipazione collettiva è criminale, estremamente dannoso, oltre che doloso: il risultato non può essere che disillusione, disinteresse, apatia, ma anche rassegnazione di massa.
Intanto, le misure di austerità continuano.
“Noi non molliamo e non molleremo“, Giorgos ne è certo: “Non possiamo farlo, quando hai consapevolezza è tua responsabilità tutelare e aiutare gli altri. Noi abbiamo ormai un certa età, ma i giovani dove sono? Tutto questo entusiasmo referendario e poi.. come scomparsi” .
Nikos sente il compagno e riprende fiducia: “Andiamo avanti, nonostante tutto: oggi all’incontro pubblico di Filosofia eravamo in quaranta persone, la prossima settimana Socrate sarà nostro ospite.” – sorride – “In attesa di ripartire con l’attività politica, non puoi lasciare le persone a loro stesse, rischiare di perderle, rischiare che si disattivino e si rinchiudano nel privato a soffrire in silenzio. Il potere è questo che vuole e così, vince“.
E continua: “Le persone che raggiungono quotidianamente la Grecia per bisogno devono essere salvate e aiutate, ma poi andrebbero riportate indietro e i media dovrebbero mostrarlo a chi ancora pensasse di poter arrivare: con dieci, venti navi.. il governo dovrebbe riportarle a casa! Invece di scatenare continuamente guerre neocoloniali in quei paesi, cerchiamo di cooperare e di aiutarli nello sviluppo. Contrariamente, sarà sempre più una guerra fra poveri. Non siamo contro l’accoglienza dei migranti, siamo contro il libero mercato degli schiavi! ”
L’Unione Europea e l’euro sono le armi per il dominio della Finanza e delle multinazionali, causa l’assenza di sovranità nazionale. E’ questa la globalizzazione del mercato, fondata sullo sfruttamento degli esseri umani.
Il collettivo di Kallithea l’ha capito da tempo e continua la Resistenza greca esattamente come 70 o 2500 anni fa: tedeschi, persiani, inglesi, cinesi o americani che siano, bisogna combattere per la propria Patria e la propria gente; e oggi la battaglia più grande da vincere è quella culturale, come ci tramanda una delle tante illustri vittime del colonialismo, il grande Thomas Sankara: “Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità.” Idealmente avrebbe potuto completare Lucio Seneca: la Conoscenza libera dalla paura.
Mentre i trattori in marcia bloccano la Grecia contro la riforma delle pensioni dettata dalla troika, ancora naufragi nell’Egeo: 45 migranti morti e 30 dispersi, tra le vittime almeno 20 bambini. Secondo la Bibbia della finanza internazionale, il Financial Times, in queste ultime ore i leader dell’Unione Europea starebbero pensando ad “un drastico piano” per frenare l’ondata di migranti attraverso i Balcani, bloccando il passaggio dei profughi in Macedonia (Stato extra Ue) ed isolando di fatto la Grecia. Ciò rischierebbe di tramutare un Paese intero in un immenso lazzeretto.
Guerre neocoloniali, genocidi, migrazioni, disoccupazione di massa e deindustrializzazione, privatizzazioni, precarietà della vita, povertà, terrorismo. Sono i molteplici volti e gli effetti del neoliberismo imposto su scala globale, dove “ l’1% della popolazione è più ricco del 99% del mondo. E dove 62 miliardari hanno più soldi di 4 miliardi di persone (dati Oxfam, 2016)” (18).
E’ la millenaria lotta di classe dei più ricchi contro i poveri. Le bombe sulla Siria, le migliaia di fabbriche che chiudono e delocalizzano altrove, lo spread che sale, la Borsa che crolla, un letto di ospedale tagliato, un gommone zeppo di migranti che cerca approdo, gli attentati terroristici nel cuore delle metropoli. Sono tutte varianti ed effetti di questa guerra, che quell’1% sta vincendo.
Il Capitale ha questa forza: prima crea il problema, poi ti propaganda e ti vende la soluzione, non disdegnando di elargire illusioni, speranze, filantropia e carità. Per continuare a dominare, fisiologicamente non può e non deve avere alcun freno, ha bisogno di essere libero: il liberismo è “la libertà del potere e non la libertà dell’uomo“, come afferma il grande costituzionalista greco Giorgos Kasimatis (19).
E l’unico freno esistente è lo Stato. Sarebbe.
Lo Stato Democratico. Lo Stato regolatore, lo Stato Sociale, Lo Stato promotore della crescita economica e della piena occupazione. Lo Stato entità definita da confini e sovranità politica, economica, monetaria e militare. E non esiste Stato senza Patria, come spiega l’ex ammiraglio della Marina militare Antonis Papantoniou: “La Patria, vuol dire uno spazio geografico che viene occupato da uomini che hanno una comune cultura, una storia comune, una comune filosofia di vita, una lingua attraverso la quale si capiscono e si scambiano pensieri. Si esprime attraverso la bandiera (che ci dice dove siamo e da dove veniamo) e attraverso la moneta: con essa, è il popolo che può decidere come vuole creare e organizzare la propria vita in questo spazio. Ogni individuo deve avere la sua Patria e la deve rispettare, per avere la pretesa che anche l’Altro la rispetti. Perchè esista una società dei popoli e non delle banche, abbiamo bisogno della libertà dei popoli: poter esprimersi, fare accordi, avere beni ed interessi comuni, come lo sviluppo dei rapporti umani“. (20)
Sta a noi prendere coscienza in ogni dove, che riprendere la sovranità dei nostri Stati e delle nostre vite, è l’unico viatico per vincere la guerra.
Il popolo greco, cavia martoriata del laboratorio d’Occidente, ci insegna proprio questo. Sulla sua pelle.
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(1): https://www.hrw.org/news/2015/05/06/greece-police-abusing-marginalized-people
(2): Kalergi – Coudenhove Richard, Praktischer Idealismus, PANEUROPA – VERLAG WIEN- Leipzig, 1925 – p.23
(3): https://www.youtube.com/watch?v=rmA4u4lTPyw
(4): https://archiv.bundesregierung.de/archiv-de/europapreis-fuer-die-bundeskanzlerin-418208
(5): http://it.sputniknews.com/mondo/20160120/1926654/Immigrazione-PIL-UE-Lagarde.html#ixzz3xtA3Uttc
(7): https://www.hrw.org/it/news/2015/07/15/279303
(8): http://www.reuters.com/article/us-wallstreet-protests-origins-idUSTRE79C1YN20111014
(11): intervista rilasciata a Vox Populi – Marzo 2015
(12): http://ineteconomics.org/
(14): Intervista a Dimitris Angelopoulos, ristoratore e Consigliere comunale di Keratsini, rilasciata a Vox Populi, Ottobre 2015
(19): intervista rilasciata a Vox Populi – Marzo 2015
(20): intervista rilasciata a Vox Populi – Marzo 2015
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