Il termine “Shock Doctrine” è stato coniato dalla giornalista d’inchiesta canadese Naomi Klein. Ed è anche il titolo di un suo libro, pubblicato nel 2007 (“Shock Economy” nella versione italiana).
La “Shock Doctrine” è la dottrina economica neoliberista. Perchè “Shock”?
Perchè ogni volta che è stata imposta nella storia è sempre avvenuto in seguito a uno shock, economico, sociale o politico.
A partire dal ’73 con il colpo di stato di Pinochet, che infrangeva i sogni e le speranze del popolo cileno, passando per la crisi petrolifera, l”Oil Shock”, della metà degli anni settanta che portava Reagan e Thatcher al governo in USA e UK, arrivando alla guerra dell’Iraq del 2003 che consegnava il paese nelle mani delle multinazionali e delle banche d’investimento americane.
E se il libro fosse stato pubblicato quattro anni dopo, l’autrice avrebbe potuto includere un altro grande esempio storico: il colpo di stato a colpi di spread e titoli di giornale che portò Mario Monti nel novembre 2011 in Italia a formare un governo che smantellò in poche settimane i diritti conquistati in decenni di lotte sociali (e le politiche dei governi statalisti e socialdemocratici della cisiddetta corrotta, ladra, sprecona e puzzolente Prima Repubblica).
Perchè “è sempre una Shock Economy”?
Perchè anche quando si è iniziato ad applicare politiche economiche keynesiane, stataliste e socialdemocratiche, è stato in seguito a degli shock. E la storia qua parte da molto lontano. Da quando si incontrano per la prima volta tre fattori: lo Stato, la moneta e la guerra.
Lo Stato è l’S.P.Q.R. “Il Senato e il popolo romano”(forse il primo vero “Stato” della storia); le monete romane sono diverse, ma l’unità di misura generale è l’Asso.
La guerra è la seconda guerra punica. Il nemico è Annibale. Nel 217 a.c. la penisola italica è in fiamme. Da nord a sud, Annibale e il suo esercito di mercenari devastano ogni cosa, villaggio o persona. Sconfiggono l’esercito Romano in 3 grandi battaglie facendolo a pezzi ogni volta. Roma è in ginocchio. Il dittatore “pro tempore” Quinto Fabio Massimo, capisce che Annibale non si può sconfiggere con le armi. Intraprende quindi una strategia d’attesa, evitando ogni scontro campale. Per questa strategia verrà presto soprannominato: “Il temporeggiatore”.
Ma soprattutto, durante la sua dittatura, Roma fa la più grande svalutazione monetaria della sua storia fino a quel momento. Adesso vi starete chiedendo: “come si fa a svalutare una moneta di metallo?”.
Per stamparla devi avere del metallo. Metallo pregiato, argento o bronzo, per cui ricavarlo richiede molti sforzi: cercare nuovi giacimenti, costruire miniere, organizzare gli schiavi per l’estrazione, ecc.. No. Molto più semplice. Basta decidere che un Denario d’argento valga 16 assi invece che 10, e che le monete di bronzo siano dimezzate di peso.
Un anno dopo, sotto la pressione di una parte influente dell’elite romana, si decide di rompere la Strategia attendista di Massimo, e di muovere guerra ad Annibale.
Sul campo di battaglia nei pressi della cittadina di Cannae, nel 216 a.c., trovarono la morte circa 50.000 soldati romani. Roma non aveva più un esercito. Ma aveva una sua moneta.
Nonostante le truppe di Annibale che imperversano nel sud della penisola, e diverse città che rompono l’alleanza con Roma per schierarsi con il comandante cartaginese, la Repubblica Romana si risolleva dalle ceneri. Inizia subito a ricostruire l’esercito e riesce a mantenere un potere economico-militare tale permettere di mantenere e stringere alleanze con i popoli italici sotto la pressione di Annibale.
L’economia romana attraversa 15 anni di guerre, saccheggi e devastazione senza creare carestie e riuscendo a sfamare il proprio popolo. Nel 202 a.c. Publio Cornelio Scipione alla guida di un rinnovato, numeroso e ben addestrato esercito, sconfigge Annibale in terra cartaginese. (Cartagine aveva la moneta, gli mancava lo “Stato”.. .
2.173 anni dopo, Richard Nixon emana la stessa legge di Quinto Fabio Massimo.
Lo Stato, questa volta, sono gli Stati Uniti d’America. La moneta è il dollaro. La guerra, è la Guerra del Vietnam. Il 15 agosto 1971, un presidente liberal conservatore, per scopi di guerra, fece forse la riforma economica più progressista della Storia: abolì la convertibilità della moneta in oro.
Da quel momento ogni stato al mondo poteva spendere tanta moneta quanto voleva per creare tutto ciò di cui il popolo, e la Democrazia, avessero bisogno. Nei fatti, la convertibilità della moneta in oro, non ha mai impedito pienamente agli Stati di spendere. E quando era un impedimento, come per le spese belliche durante la Prima Guerra Mondiale, si aboliva temporaneamente.
Gli Stati che voltano faccia ai dogmi liberisti per ragioni di guerra e stampano moneta per costruire cannoni e bombe può essere considerato un piccolo cambio di paradigma. Anche se breve. Diciamo una parentesi. Il capitolo principale si sarebbe aperto vent’anni dopo.
Siamo nel 1933, quando gli Stati Uniti vivono il più grande shock economico-sociale della loro storia: la “Grande Depressione”. 15 anni prima, dall’altra parte del mondo, una massa di contadini e operai guidati da un signore con la coppola e i baffi fecero “ciao ciao” al capitalismo.
Le elites in America e in Europa si stavano cagando sotto.
Il capitalismo era crollato sotto le loro speculazioni, e ora, una massa di disperati alla fame poteva decidere che quel gioco non andava più bene neanche a loro. Come ai loro corrispettivi russi. Fu per questo forse che Franklin Delano Roosvelt, un socialdemocratico, si insediò alla Casa Bianca… Fra i consigli del proprio partito, quelli dei sindacati e di alcuni militari a Washington, ma soprattutto grazie ai consigli di John Maynard Keynes dall’altra sponda dell’oceano Atlantico, iniziò il nuovo corso della politica economica americana.
Il suo nome è “New Deal”: il primo grande esempio storico di un intervento Statale nell’economia su larga scala in età contemporanea. In pochi anni la disoccupazione viene abbattuta e si creano servizi sociali in ogni angolo del Paese: istruzione, sanità, energia, trasporti e opere pubbliche di ogni tipo.
Dalla miseria e dalla fame del ’33, il popolo americano è all’alba della seconda guerra mondiale il popolo che gode del maggior benessere di ogni altro popolo al mondo, di ogni era storica. (Per “popolo” si intende la classe lavoratrice: operai, artigiani, piccoli commercianti, contadini, insegnanti, impiegati, ecc.).
In Europa invece il liberismo produce altri frutti che la crisi del ’29. Noi possiamo contare su ben 4 dittature e due guerre mondiali.
Lo shock della prima (oltre a far abolire il “Gold Standard” agli Stati per fabbricare bombe) fa scoppiare la rivoluzione in Russia che sfocia in dittatura e crea il terreno fertile, complici le politiche liberiste dell’epoca, alla nascita del Fascismo in Italia e Spagna e il Nazismo in Germania. Ma è lo shock della seconda che invece porta l’Europa a seguire la strada del New Deal americano.
Di rientro dalla guerra, un soldato inglese partecipa a un’assemblea che si tiene in una nave da sbarco, a cui sono presenti alcuni membri del Partito Laburista. Il soldato prese parola e disse: “Durante la guerra tutti lavorano. Lo Stato arriva alla piena occupazione. E allora mi chiedo: se possiamo raggiungere la piena occupazione uccidendo tedeschi, perchè non possiamo raggiungerla costruendo case, costruendo scuole, costruendo ospedali, assumendo medici, infermieri, insegnanti…”.
In quello stesso momento in un’altra città inglese, William Beveridge, un economista e sociologo, fa lo stesso discorso del soldato; e lo trasforma in un manoscritto, un reportage sulla situazione economico-sociale del mondo dopo la guerra, sui problemi che affliggono la società inglese e su come siano tutti risolvibili, grazie allo Stato e la sua moneta. La Sterlina in quel caso.
Il Partito Laburista vince le elezioni nel ’45 e introduce il “Rapporto Beveridge” nella sua agenda politica. Per Churcill e le sue politiche liberiste non è più tempo ormai. La gente, il popolo inglese, ha deciso così. Il popolo italiano, tedesco e francese, provano le stesse cose degli inglesi: non vogliono più la guerra, e vogliono lavorare e avere una vita dignitosa.
Le Costituzioni del dopoguerra, scritte dai partiti di allora, danno una risposta a queste richieste. I diritti sociali vengono messi nero su bianco. E attuabili sempre con gli stessi mezzi: lo Stato e la moneta.
Passano 30 anni prima dello shock successivo. Quello di cui subiamo le cause ancora oggi, anzi, noi italiani oggi più che mai.
L’inizio di una fine cominciata dalle camere di tortura in Cile, passata dai ghetti di Detroit, New York, Londra e Manchester e arrivata oggi ai 3 euro e 50 l’ora con contratto di un giorno che ti propongono le agenzie di lavoro interinale a Torino, Milano, Roma, Napoli. Ma anche a Parigi, Madrid, Lisbona, Berlino. Per non parlare di Atene.
La domanda ora è: …
… deve tornare Annibale perchè si torni a stampare moneta in Italia?
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